«Ancora un’altra guerra è giunta alla fine, e con essa la mia utilità per il mondo.»
George Smith Patton nasce l’11 novembre 1885 a San Gabriel, in California. Da parte paterna, discende dai primi coloni della Virginia, con un nonno e un prozio caduti combattendo nelle fila confederate. Il nonno materno è un ricco proprietario californiano, già sindaco di Los Angeles. Fin da giovane pensa alla carriera militare.
Entra nel 1902 a West Point, dove si distingue come un mediocre studente, ma un ottimo militare, in particolare nella scherma. Da ufficiale di cavalleria, con due Colt .45 alla cintura, come un cowboy, arriva quinto nel pentathlon, alle Olimpiadi di Stoccolma (1912). L’anno dopo, ridisegna la sciabola regolamentare per la cavalleria. Nel 1916, al comando del generale Pershing, partecipa ad una spedizione punitiva in Messico contro Pancho Villa. L’anno successivo, prende parte alla Prima Guerra Mondiale, in Francia, dove, grazie all’interessamento del suo superiore, ottiene un comando nelle prime forze corazzate. Si distingue nell’avanzata durante gli ultimi mesi di guerra, guadagnandosi i gradi di Colonnello.
Patton trascorre il periodo tra le due guerre elaborando una propria teoria della guerra meccanizzata, con l’impiego combinato di fanteria, artiglieria e forze corazzate. Nel 1932, su ordine del Gen. MacArthur, accetta lo sgradevole incarico di disperdere con una carica di cavalleria la marcia di protesta dei veterani. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, con la promozione a generale, può finalmente tradurre in realtà le sue teorie, partecipando allo sviluppo e alla costituzione delle prime divisioni corazzate statunitensi.
Nel novembre 1942, durante l’Operazione Torch, comanda lo sbarco a Casablanca, guadagnandosi l’ammirazione del Sultano del Marocco. Poi risolleva il morale del II Corpo dopo la sconfitta di Kasserine, e lo guida alla conquista della Tunisia («Mi aspetto di vedere tra gli ufficiali, e soprattutto gli ufficiali di stato maggiore, perdite tali da convincermi che sia stato compiuto un serio sforzo per la conquista dell’obiettivo»). Nel luglio successivo, guida la Settima Armata alla conquista della Sicilia, fino ad entrare vittorioso a Palermo e a Messina. Tuttavia, la sua vittoria è offuscata dallo scandalo, dopo aver preso a schiaffi due soldati in preda a choc bellico.
Nonostante Patton goda dell’ammirazione indiscussa dei Tedeschi, Eisenhower preferisce non affidargli il comando delle forze statunitensi in occasione dello sbarco in Normandia. Solo in seguito la sua Terza Armata prende parte alle operazioni sul continente. Finalmente, il generale può mettere pienamente in atto la sua strategia basata su rapidità e aggressività delle forze operanti. Nell’arco di agosto, spazza la Francia settentrionale dalla Bretagna alla Lorena. Davanti a Metz, è costretto a fermarsi, per ordine di Eisenhower, che sceglie di avanzare lungo un fronte più ampio, piuttosto che rischiare di esporre i fianchi. Solo a novembre, riesce ad espugnare la piazzaforte.
A dicembre, i Tedeschi lanciano la loro ultima offensiva, sulle Ardenne, sfondando le linee alleate. Grazie a piani già predisposti, Patton sgancia in due giorni sei divisioni dalla linea del fronte, e le sposta a coprire Bastogne, grazie a 133.000 veicoli e 62.000 t di rifornimenti. Per ottenere i cieli liberi per il supporto aereo, commissiona al cappellano dell’armata una preghiera ad hoc. Grazie a questo capolavoro tattico, la battaglia è vinta e la via della Germania è aperta.
Dalla fine di febbraio, avanza a briglia libera verso est. Di fronte all’ordine di evitare Treviri, per la cui cattura erano stimate necessarie quattro divisioni, risponde: “Ho preso Treviri con due divisioni. La devo ridare indietro?”. Attraversato il Reno, punta con decisione verso l’Elba, attraverso la Baviera, cercando di anticipare il più possibile l’Armata Rossa, ma viene fermato infine da Eisenhower, quando è ormai in Boemia. In nove mesi di campagna militare, la sua unità, di circa 300.000 uomini, ha ucciso, ferito o catturato un numero sei volte maggiore di Tedeschi.
Per alcuni mesi, è quindi governatore militare della Baviera, dove si rifiuta di deporre numerosi amministratori locali membri della NSDAP, affermando che erano stati spinti ad entrare nel Partito durante la guerra, non diversamente da Democratici e Repubblicani negli Stati Uniti. Dopo questo paragone, è rimosso dall’incarico. L’8 dicembre 1945, durante una gita in automobile, ha un incidente e si rompe l’osso del collo, morendo il 21 dicembre. È sepolto nel cimitero militare statunitense di Hamm, in Lussemburgo, a fianco dei suoi soldati della Terza Armata.
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