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15 October 2024

E’ morto Nonno Remo, uomo di pace e di giustizia

E’ morto Nonno Remo, uomo di pace e di giustizia

Questa mattina siamo stati ai funerali di un uomo che non dimenticheremo. Per anni lo abbiamo ascoltato quando dalla sua Vigevano si spingeva fino davanti alle Università di Milano, con una vecchia automobile, per predicare un messaggio di pace e di giustizia. In seguito siamo stati a trovarlo a casa sua: ci ha mostrato le foto di una vita piena di gioia e un garage pieno di sculture meravigliose. A lungo abbiamo ricevuto con piacere le sue telefonate torrenziali, quando con una voce carica di entusiasmo, nonostante i novanta tre anni, ci raccontava la sua indignazione per le storture del presente e le sue speranze per un futuro più felice. È scomparso due giorni fa, “Nonno” Remo Bertolli, il 26 gennaio 2015. Questa mattina, nella chiesa dell’Immacolata, a Vigevano, rivolgendosi al feretro il sacerdote ha detto che gli si addicevano bene le beatitudini del Vangelo: era un uomo mite, puro di cuore, soprattutto era un operatore di pace. Tutto vero, però di certo non era “povero di spirito”, il nostro Nonno Remo: era ricco di creatività e di passione, artista e artigiano capace, amico dei semplici, innamorato della campagna, pacifista, ecologista e socialista. Il suo attivismo instancabile e senza paura fa di lui un modello per chiunque non abbia perso la speranza di costruire un mondo migliore.

A molti milanesi sarà capitato, nel corso degli anni, camminando per le vie del centro, di sentire il richiamo di una voce potente che cercava di sviare la loro attenzione dallo shopping, dal lavoro o dagli esami, dalle preoccupazioni quotidiane. Era impossibile non rimanere a bocca aperta davanti a una vecchia Simca bianca con un’enorme colomba in polistirolo sul tettuccio, interamente ricoperta di scritte inneggianti alla pace, come la tunica bianco-azzurra del suo proprietario, un uomo con capelli lunghi, barba fluente e un’incredibile energia nei gesti e nello sguardo. Remo Bertolli aveva una lunga storia da raccontare e molti soprannomi a testimoniarlo.

Nato a Olevano di Lomellina il 23 gennaio del 1922, Bertolli è stato un pacifista e scultore vigevanese che per oltre quarant’anni ha affrontato quotidianamente, con la sua energia e la sua arte, i temi più delicati della nostra attualità: la fame nel mondo, le guerre, la corruzione, il consumismo e il rapporto con la natura, con particolare attenzione per i poveri e i bambini. A partire dal 1973 ha portato il suo messaggio di pace in giro per l’Italia, facendo la spola fra Vigevano e Milano ma giungendo fino a Torino, Genova, RomaVenezia con la sua macchina addobbata di manifesti e cartelloni, cinta da spighe di grano e dalla leggendaria colomba della pace. Vari articoli, su diversi quotidiani e riviste, ne hanno sottolineato il metodo originale di trasmettere il suo messaggio e ne hanno celebrato il compimento prima degli ottanta poi dei novant’anni. A chi gli consigliava di fermarsi, considerata l’età e gli acciacchi, rispondeva: “invece di finire la mia vita seduto su una panchina nel parco, preferisco portare in giro questo mio povero messaggio nella speranza che qualcuno lo ascolti”. I suoi soprannomi preferiti erano Nonno Remo e “Cincinnus”, per richiamare da una parte il suo amore verso i bambini, dall’altra i ricci biondi dei suoi capelli e le spighe di grano che accompagnavano simbolicamente le sue gesta. “Meglio morire con questi soprannomi che con l’anima vuota come una zucca”.

studio nonno remo

Fra le sculture amava ricordare l’Anfora della Pace – un “vaso di Pandora all’incontrario” scolpito nella speranza che il male del mondo venga imprigionato al suo interno – e la Città Felice, enorme plastico di una comunità residenziale ideale, a misura d’uomo e in conciliazione con la natura. Il suo messaggio di pace, semplice e diretto, conferisce una perfetta unità poetica alla sua opera e alle sue iniziative pacifiste, che hanno il sapore di autentiche performance artistiche. I suoi “tuffi a volo d’angelo”, dedicati ai bambini che muoiono di fame, erano compiuti gettandosi da tre metri nelle acque gelide di un fiume invernale, per provocare un brivido negli occhi degli spettatori – quello stesso brivido che l’intera umanità dovrebbe provare di fronte alla sofferenza dei più poveri.

Ma l’impresa più leggendaria, che negli anni Ottanta gli ha fatto guadagnare il nome di “Cristo del Ticino”, è stata la “zattera della pace”, un’imbarcazione a forma di colomba, da lui più volte ricostruita con materiali diversi (dal polistirolo alle tremila canne palustri), con cui ha solcato più volte il Ticino e il Po, partendo da Fusina e approdando a Venezia. “La mia apparizione sui fiumi è come quella di un gabbiano che vola” – diceva Remo. “Al mio passaggio la gente sorride e mi saluta, i bambini vanno a chiamare la mamma, i cani abbaiano, le auto rallentano, e io sono felice perché il mio viaggio non è stato inutile”. Oggi, dopo la sua scomparsa, il suo messaggio continua a rompere i confini del tempo e dello spazio. Il suo ultimo desiderio sarebbe stato quello di “arrivare con la mia zattera in tutti i Paesi ed essere ricevuto da tutti i governanti della Terra, poi abbandonarmi alle correnti del mare e arrivare al di là del mondo”.

nonno remo 4

Patrick Martinotta, Giorgio Losi

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