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19 March 2024

Perché piace Zerocalcare

Perché piace Zerocalcare

Riceviamo e pubblichiamo l’articolo dell’amico Luca Palombo.

È il fumettista italiano del momento. Un successo, il suo, dilagante e arrivato all’improvviso; lui stesso non si aspettava di riuscire a vendere centinaia di migliaia di copie dei suoi “disegnetti”. Lui è Zerocalcare (al secolo Michele Rech) che, a dirla tutta, il successo non se l’è nemmeno cercato. Ha lavorato per anni nel circuito invisibile dei centri sociali, disegnato fumetti su fanzine fotocopiate e locandine dei concerti punk hardcore, collaborato con riviste e giornali che non gli avrebbero mai dato visibilità. La sua prima vera produzione la deve al fumettista Makkox, che, dopo aver letto qualche sua sconosciuta storiella, lo ha spinto all’autoproduzione del primo libro, La profezia dell’armadillo, e all’apertura di un blog a fumetti.

Dal blog all’essere il più famoso fumettista italiano per Zerocalcare è stato un passo brevissimo. Perché? In fondo di blog e di autoproduzioni internet ne è pieno. Perché Zerocalcare piace a tutti quelli che lo leggono, è geniale, sa far ridere di gusto, il suo personaggio è genuino, impacciato, proiettato com’è nella cruda quotidianità. Chiunque legga le scapestrate avventure di Zerocalcare non può fare a meno di identificarsi in lui, nelle sue passioni e nelle sue manie. In tutti noi c’è un po’ dello Zerocalcare perennemente indeciso, che non sa assumersi alcuna responsabilità, odia gli “accolli”, rimanda il più possibile gli impegni, si rimpinza di plumcake davanti alla tv. È voce di generazioni cresciute a suon di Street Fighter e Star Wars, coscienza di chi ha colmato la crisi di valori con i videogiochi e le serie televisive americane; citazionismo e rivendicazioni sociali lo rendono qualcosa di simile a un’enciclopedia tribale.

La forza della comicità delle sue storie a fumetti è nella spassionata quotidianità in cui sono immerse; sullo sfondo c’è una Roma caotica, che scorre veloce e non sembra accorgersi delle cose importanti, dei dettagli. Il mondo di Zero è, al contrario, tutto nei dettagli, nei particolari che l’affogano e lo immobilizzano nella paranoia. La quotidiana routine è la più grande avventura in cui possano imbattersi tutti i protagonisti dei suoi fumetti. I personaggi sono caratterizzati così bene da fissarsi immediatamente nell’immaginario del lettore; la maggior parte di loro è associata ad una figura celebre, una star del cinema, della musica o, più spesso, dei cartoni animati anni ’80-’90. Per intenderci, una volta vista la madre di Zero nelle vesti di Lady Cocca di Robin Hood, difficilmente la si dimentica. Allo stesso modo di Secco resta impressa la scelleratezza delle sue scelte di vita, di Cinghiale le sue massime a dir poco imbarazzanti. Una menzione d’onore è doverosa per la spalla artistica di Zerocalcare, l’Armadillo. Non è altro che un amico immaginario, che, a fini narrativi, rappresenta la coscienza di Zero, ma che possiede una sua propria personalità; è burbero, misantropo e suscettibile, e nondimeno i suoi consigli cacciano il protagonista puntualmente in un nuovo guaio.

C’è di più; i fumetti fanno ridere, ma si portano dietro profonde riflessioni, che, alla fine – se non di ogni storia, quantomeno di ogni libro -, lasciano l’amaro in bocca. La sua è di quell’ironia sboccata e grossolana, ma a tratti tagliente, che catapulta il lettore di fronte alla realtà lasciandolo disarmato. La storyline dei suoi libri segue sempre la stessa falsariga: una serie di brevi racconti comici intrecciati a una trama principale che si snocciola lentamente e che conferisce all’insieme un impalpabile velo di mistero. Il linguaggio è un altro punto forte, lo slang che mescola di continuo romanesco e italiano risulta comunicativo e diretto, comico e popolare; ciò che Makkox ha definito natural.

Zerocalcare piace sempre di più, alle fiere i suoi libri vanno a ruba, gli eventi a cui partecipa sono affollatissimi. Dal 2011 ad oggi ha pubblicato cinque libri a fumetti (editi da Bao Publishing), venduto oltre duecentomila copie e creato attorno a sé un’aura di popolarità degna di un Magnus o di un Leo Ortolani.

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